La politica contro lo stato

di Peppe Nanni

“Qual è il gesto in cui la politica ridiviene mobile,
e si svincola dalla finzione funebre del politico?
Se questo gesto è impossibile, introvabile, la decisione,
come nella tragedia di Sofocle, camminerà sotto l’impensabile.
Se invece esso si dà, nella vulnerabilità istruita e organizzata
di un’ipotesi sulla verità del soggetto politico, la politica sopporterà,
come nella tragedia di Eschilo, la scissione affermativa della legge
che essa era diventata, per nostra disgrazia”.
Alain Badiou (testo leggermente ritoccato)

Nel prendere l’iniziativa, prendiamo Hobbes contro Hobbes. La partita si gioca infatti all’interno del campo semantico della Rappresentazione: “Delle persone artificiali [Stato etc] alcune hanno il riconoscimento delle loro parole e azioni da parte di coloro che essi rappresentano: allora la persona è l’ATTORE, colui che ne riconosce le parole e le azioni è l’AUTORE, e in questo caso l’attore agisce con autorità. […] Inoltre, poiché la moltitudine, di natura, è non una ma molti, non può essere intesa come un solo autore ma come molti autori”.

Ma l’autorità, come ricorda Hannah Arendt, indica semanticamente l’espansione del potere diffuso. La stessa Arendt dice che la sfera pubblica è la sfera di riconoscimento del volto di ciascun singolo, dove nessuno è escluso. Nel sistema della rappresentanza invece tutti sono esclusi, tranne il minimo comun denominatore, il tipo medio del suddito, che non esiste. Parallelamente, questo idealtipo non può essere messo in scena a teatro, perché semplicemente non c’è. La scena è vuota, riempita abusivamente dalla chiacchera impersonale di un genere umano osceno che simboleggia la deformazione animalesca dell’antipolitica.

Rappresentazione significa invece, soprattutto, rappresentarSI. La polis è tutta in scena, e noi ancora oggi guardiamo il teatro di Dioniso che si riflette in maniera espansiva e trabocca in Atene (e in noi). Se l’originale è assente e il fondo metafisico non esiste, l’accettazione del ruolo passivo del rappresentato significa la morte civile. Ogni cittadino è almeno parte del Coro. Tutti i sudditi rappresentati sono fuoriusciti dall’umanità politica. Ancora Hobbes: – “è l’unità di colui che rappresenta, non quella di chi è rappresentato, che rende una la persona, nè l’unità di una moltitudine si può intendere in altro modo”.

L’errore che riguarda i governi misti è derivato dalla mancata comprensione di ciò che significa ‘corpo politico’, e dal non comprendere che ciò non significa la concordia ma l’ unione di molti uomini”. -“Soltanto il re incarna la persona dello Stato nel suo insieme”. I rappresentati non hanno quindi corpo politico e l’unione che si realizza nello Stato è assolutamente omogenea e indifferenziata. Solipsismo sovrano, senza forma tragica. Nella respublica di Machiavelli va in scena invece la concordia discors: Senatus Populusque, l’armonia dinamica e precaria degli opposti che, tutti, hanno spazio per rappresentarsi. Salvezza tragica della repubblica costituzionalmente tumultuaria. Democrazia aristocratica e conflittuale dei cittadini, membra individue del corpo dilaniato di Dioniso.

[…] Questo buco attraente aspetta di accogliere: – La volontà di rapina e il pericolo, una posta in palio e la voglia di mettersi nei guai per uscirne appunto arricchiti. Quindi, l’inversione gerarchica tra fatto e evento, tra oggettivo dato e processualità soggettiva. – La parzialità del punto di vista come esigenza epistemologica, perchè grattando la crosta metafisica di verità appare sempre l’indistinto indiscernibile della totalità originaria. La difesa del realismo è una posizione antipragmatica di natura irrimediabilmente religiosa – Come direbbe Badiou, quanto richiama implicitamente la necessità del male assoluto indimostrabile ma valido a priori, per cui occorre che esista Faurisson ma non si deve entrare nel merito delle sue tesi, la cui condanna a geometria variabile risucchia nel suo cono d’ombra qualsiasi posizione eretica. – La posizione realistico fattuale è intimamente statica e governativa. Accetta sempre le opinioni sedimentate che chiama fatti e non consente quella che una volta si chiamava la redimibilità dello Stato. – Solo con queste premesse si può iniziare a pensare. Una volta preteso che il punto di vista soggettivo è l’unico che dà da pensare, occorre rifletterlo nella sua intima pluralità, che è, anche processualità storica. Il punto di vista che si introduce con ogni evento determina prospettive prima non calcolabili: è nella luce della rivoluzione leninista che possiamo considerare la storia russa. La materialità radiosa dei film di Esentein modifica l’esistenza passata dei contadini russi. Sparito – eclissato – il punti di vista del soggetto rivoluzionario, e delle sua persistenza strutturata, il paesaggio, comunque mutato, rivela l’insostenibile pesantezza dei gulag, solo ora sproporzionati nella prospettiva di un racconto che ha svoltato. Ma la natura conflittuale della conoscenza si agita nella fluidità non solida, mai cristallizzata nei “fatti”: il riconoscimento della sproporzione dei gulag lascia aperta la questione storica attorno alla forma di quel dato (delirio iperpolitico o ritorno autocratico all’antipolitica?).

Il dissenso storico si risitua e cambia temporaneamente i rapporti di forza, non si risolve nel passaggio di livello dell’equazione, – La questione del campo linguistico di forze non può essere elusa. Anche ammettendo l’esistenza a priori dei dati oggettivi, la loro illimitata proliferazione riceve senso solo dal processo di costituzione del soggetto agente e del suo punto di vista discriminante. Ma arrivati qui non si può proseguire senza afferrare il tema dell’ordine del discorso di Foucault piegandolo nel verso del suo uso da parte del soggetto intenzionante. – Anche la chiacchera sul relativismo e l’equivalenza effimera delle opinioni viene travolta dalla decisione del pensiero politico. Sia la discesa di Junger agli strati elementari dell’esistenza, sui quali imprimere il sigillo della Forma, sia l’attenzione di Deleuze per la categoria dell’intensità che quella di Badiou per la fedeltà al processo, la persistenza nel punto di vista dell’evento, indicano la strada per la ricerca che qui stiamo annunciando a noi stessi. Analogamente a Marx, e sulle orme di Lucrezio, Spinoza e Machiavelli, un metodo di materialismo luminoso che misura la condensazione corporea raggiunta da alcuni riusciti esperimenti di concentrazione dell’avventura umana, e non da altri.